Agno, il Basso Malcantone e la Valle del Vedeggio sorgevano sull’importante Strada Regina (o Francesca), antica via che univa Milano attraverso la Valganna ai valichi alpini. Se si aggiunge la posizione a capo di un ramo del lago Ceresio, altra importante via di transito, ben si capisce l’importanza assunta dalla zona già in epoca romana, attestata dai ritrovamenti archeologici avvenuti in particolare fra Agno e Bioggio.
La Pieve di Agno si costituisce a seguito della irradiazione del cristianesimo, alla fine dell’età romana, sulla direttrice Milano-Como-Riva San Vitale.
Quando il governatore romano Ambrogio venne nominato vescovo di Milano (374-397), l’opera di evangelizzazione delle campagne lombarde e delle valli sudalpine subì un notevole impulso.
Probabilmente agli inizi del medioevo, fu fondata ad Agno la prima chiesa della nostra regione, la quale diventò centro di un’estesa parrocchia rurale, detta pieve e comprendente l’intera sponda destra del Vedeggio, Muzzano, la Collina d’Oro, il Malcantone e la valle di Marchirolo.
La più antica testimonianza scritta risale al 30 gennaio 735, quando tale Lazzaro redige a Campione, in grafia franca, un documento nel quale si dichiara chierico della basilica S. Giovanni «Aniasce», oggi Agno.
Forse di fondazione ambrosiana, la pieve passò sotto la giurisdizione del vescovo di Como probabilmente all’inizio del secondo millennio. Del capitolo della plebana si parla in un documento del 1192, mentre il primo prevosto noto fu Guglielmo da Marchirolo (1288). Un’antica fonte riguardante l’estensione della pieve (da Bironico a Marchirolo) è costituita dalla «pergamena di Sessa» (1352). Giova forse ricordare che dopo il 1000, la pieve non costituì più solo un distretto ecclesiastico, ma anche un’unione di comuni o vicinie, avente carattere economico e civile con un Consiglio plebano, composto dei consoli o presidenti dei comuni, che avevano un mandato fisso. Il Consiglio plebano eleggeva i propri rappresentanti nel Consiglio di Reggenza della Comunità della Val di Lugano o delle quattro pievi di Lugano, Agno, Capriasca e Riva S. Vitale. Vi era inoltre il Congresso generale della Comunità di Lugano, costituito dai consoli dei singoli comuni, che si radunava a Sorengo oppure a Loreto, di regola una volta all’anno, per occuparsi di molteplici cose, quali l’introduzione dei grani, del sale, i dazi, le misure contro le pestilenze, le stime, le imposte, i sussidi a istituti religiosi, le onoranze ai capitani reggenti, i ponti, le strade, la posta, la caccia, la pesca e così via. L’Atto di mediazione, voluto da Napoleone nel 1803, tolse alle pievi ogni valenza politica.
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