Quella di Flavia Zanetti non è una mostra in senso classico, è invece un’installazione elaborata appositamente per questi spazi dove ogni singolo pezzo concorre a sviluppare un pensiero unitario: a partire da ciò che questo luogo è e rappresenta.
Per lei decidere di fare un intervento all’interno del museo “plebano” (aggettivo gravido di storia perché rimanda all’epoca della penetrazione del cristianesimo nelle regioni subalpine), significava, infatti, assumere come sfondo dell’intera operazione la storia plurisecolare di una plebe, cioè di un popolo che qui ha vissuto e che in questo comprensorio – la pieve, appunto, con la sua chiesa madre – ha condiviso momenti fondanti della vita sia cristiana che civile: dal battesimo all’ultimo commiato.
Ma voleva anche dire ricordare gli infiniti transiti (dal viandante al pellegrino, ai Franchi, ai Longobardi al generale Suvarov con le sue truppe) che di qui sono passati. Agno era infatti un’importante “stazione” per quanti fin dall'alto medioevo percorrevano l’antica Strada Regina nel tratto tra Ponte Tresa e Magadino, passando per il Vedeggio ed il Monte Ceneri. La modernità l’ha quasi dimenticata, relegata ai margini dei nostri trafficati assi stradali e lasciata pian piano deperire, in più di un caso si perde, la strada si smarrisce.
Oggi chi vi transita non può non ricordare quel passato; ma può anche succedere che altri orizzonti ed altre strade, anche assai lontani, si accendano o si sovrappongano in rapida dissolvenza, creando cortocircuiti, dando avvio a possibili analogie.
L’ieri si mescola con l’oggi, il nostro presente con un altro presente e, alle nostre vecchie strade, altre strade si accostano: sconnesse arterie sterrate che attraversano l’emisfero settentrionale dell’Africa per approdare al Mediterraneo, con camion polverosi che sfrecciano accanto a file di uomini in cammino sul ciglio della strada.
Di fronte al comportamento di chi alza muri, reali e mentali, nei confronti di ciò che è diverso e disturba ma è pur sempre umano, dimenticando persino la propria storia di secolare emigrazione, l’intervento della Zanetti diventa ri-flessione sul mondo di cui – magari anche controvoglia – siamo testimoni, ci coinvolge e ci interroga.
L’augurio dell’artista è che l’umanità esca presto da questo inferno “a riveder le stelle”, così che ad ogni uomo sia data la possibilità di intravedere e percorrere la propria strada.
Catalogo a fr. 5.-